L’italia in prima fila verso la circolarità

Filippo Cavalliere, rePlanet Magazine

Che l’economia circolare rappresenti l’ancora di salvezza per continuare a vivere su questo pianeta in equilibrio con le risorse attualmente disponibili è un concetto ampiamente ripetuto, anche se non universalmente recepito. Le tre ‘R’ alla base dell’attuazione della circolarità – Ridurre, Riusare e Riciclare – sono le linee guida da seguire per risparmiare preziose materie prime, per imparare ad allungare la
vita utile dei prodotti e soprattutto per recuperare gli scarti e trasformarli in nuove risorse. L’Europa si è dimostrata pioniera mondiale dello sviluppo sostenibile adottando una posizione di leadership nella
transizione verso l’economia circolare. E a marzo 2020 l’Unione Europea ha adottato il New Circular Economy Action
Plan (CEAP), uno dei principali blocchi costitutivi del Green Deal per la crescita sostenibile, che avrà come obiettivo la neutralità climatica fissata nell’Agenda 2050 (zero emissioni nette di gas serra di origine antropica).

In tutto questo, come si comporta l’Italia?

Il 4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia, pubblicato nel 2022 a cura del Circular Economy Network (CEN), in collaborazione
con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, pone il nostro Paese ai primi posti della classifica europea per le migliori performance di circolarità, secondo sette indicatori: il tasso di riciclo complessivo dei rifiuti; il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; la produttività delle risorse; il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; la riparazione; il consumo del suolo.
E dal 30 novembre è attiva una nuova norma Uni, la UNI/TS 11820, che aiuterà a misurare la circolarità nel nostro Paese. Dopo oltre due anni e mezzo impiegati per la sua stesura, il documento di 58 pagine, consultabile sul sito dell’Ente Italiano
di Normazione, definisce un set di indicatori applicati a livello meso e macro, con lo scopo di valutare, attraverso un sistema di rating, il livello di circolarità di un’organizzazione o di un gruppo di organizzazioni.

Ovviamente questo non esclude ampi margini di miglioramento. Se l’Italia dimostra di essere virtuosa nel percorso ormai obbligato – per la nostra sopravvivenza – verso la transizione ecologica, permangono difficoltà e ritardi nell’attuazione delle norme, e un quadro economico dettato da incertezze di ogni tipo dovute alla scarsità di materie prime e allo shortage nelle forniture di componenti, e soprattutto alla stupidità dell’uomo che crede ancora di poter dominare la natura utilizzando le sue risorse come arma di scambio o di ricatto.
Nonostante il periodo critico, l’Italia si conferma faro dell’innovazione anche nel settore del riciclo dei materiali di
scarto, come testimoniato dalle numerose aziende, che hanno attirato l’interesse dei grandi player internazionali per l’elevata tecnologia
e per l’alta qualità dei prodotti.

Nelle prossime pagine troverete ampia dimostrazione di questa ennesima riprova dell’eccellenza del Made in Italy.
Lo sforzo da attuare oggi è proprio quello di ripensare la produzione ponendo particolare attenzione alla progettazione di prodotti sostenibili, alla circolarità nei processi e nei settori a più alta intensità di risorse e ad alto impatto ambientale, tra cui la plastica, il tessile, le costruzioni, l’elettronica, le produzioni alimentari, le batterie, i veicoli.
Il Rapporto del CEN ci ricorda che il Piano di Azione Europeo per la circolarità nei processi produttivi ha come primo obiettivo la progettazione ecocompatibile dei prodotti attraverso l’estensione dei criteri di ecodesign per puntare alla durabilità e riutilizzabilità dei prodotti, e all’incremento dell’utilizzo di materiali riciclati, limitando i prodotti monouso.
Il secondo obiettivo è agevolare la simbiosi industriale a favore dello sviluppo di una bioeconomia rigenerativa, incrementando il ricorso alle tecnologie green e supportando la trasformazione di piccole e medie imprese.

Sul versante dei consumi si punta a garantire che i consumatori ricevano informazioni sulla durata di vita e riparabilità dei prodotti per contrastare l’obsolescenza prematura e gli sprechi di materiali. Per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030, è necessario ora dare piena attuazione alle misure contenute nel PNRR per definire un’efficace strategia nazionale per l’economia circolare, realizzare gli investimenti per gli impianti, semplificare le procedure per l’end of waste, rafforzare gli strumenti di politica industriale a sostegno degli investimenti delle imprese in direzione della circolarità.
Raddoppiando l’attuale tasso di circolarità, a livello globale si potrebbero tagliare ben 22,8 miliardi di tonnellate di gas serra. Vale la pena di tentare.
(Filippo Cavalliere)

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